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24_10_08-Terzo presidio No Gronda Est a Chieri
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Martedì 8 ottobre 2024, presidio No Gronda a Chieri. Ci troviamo alle 9.30 davanti il Comune di Chieri.
24_10_01-Presidio No Gronda Est a Pavarolo
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Martedì 1 ottobre 2024, presidio No Gronda a Pavarolo. Ci troviamo alle 9.30 davanti il Comune di Pavarolo.
Martedì 1 ottobre, striscioni alla rotonda di Pavarolo e poi alle 9.30 davanti il Comune di Pavarolo.
Presidio riuscitissimo, grazie a tutte e tutti.
Prossimo presidio No Gronda a Chieri martedì 8 Ottobre alle 9.30 davanti il Comune
24_10_01-Città Metropolitana: Pavarolo il secondo incontro per la revisione dello studio di fattibilità della Gronda Est...
24_09_24-Una galleria in collina per collegare il Torinese al Chierese: piace ai sindaci, ma non ai cittadini
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Giornale LA VOCE 25/09/2024 San Raffaele Cimena
Maria Di Poppa
Mentre i tecnici di Città Metropolitana presentavano il progetto agli amministratori locali, fuori i comitati manifestavano il loro dissenso all'opera.
Un clima di protesta ha caratterizzato la riunione che si è tenuta martedì mattina nel Municipio di San Raffaele Cimena. All'interno, tecnici e amministratori locali hanno discusso le nuove ipotesi di tracciato per la Gronda Est, mentre all'esterno si è svolta una vibrante, ma pacifica manifestazione dei comitati di cittadini e ambientalisti, contrari all'opera.
…………………….
All’incontro erano presenti i rappresentanti dei Comuni coinvolti nel nodo San Raffaele Cimena-Gassino-Castiglione-Sciolze e il Consigliere delegato all’ambiente della Città Metropolitana di Torino, Alessandro Sicchiero, il quale ha ribadito l’obiettivo principale del progetto: ridurre l’impatto del traffico pesante nelle aree collinari del Canavese, migliorando i tempi e i costi di percorrenza. Tuttavia, mentre Sicchiero sottolineava l’importanza di far emergere le esigenze delle comunità locali, all’esterno del Municipio i cittadini si facevano sentire con striscioni e slogan per il No alla Gronda Est.
MANIFESTO "LIBERI/E DI LOTTARE - FERMIAMO IL DDL 1660"
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MANIFESTO "LIBERI/E DI LOTTARE - FERMIAMO IL DDL 1660" (pt.1)
Da molti anni, con i più svariati pretesti, i governi di diverso colore hanno introdotto leggi per limitare l’agibilità di scioperare, lottare, manifestare.
Il governo Meloni è deciso a proseguire questa operazione facendo un salto sia qualitativo che quantitativo rispetto ai precedenti governi attraverso il disegno di legge 1660, che il 10 settembre passa alle Camere per la discussione e l’approvazione.
Con questa “legge-manganello” il governo vuole “regolare i conti” con tutte le realtà ed esperienze di lotta in corso e creare gli strumenti giuridici necessari per stroncare sul nascere i futuri, inevitabili conflitti sociali. La sempre più marcata tendenza alla guerra sul fronte esterno richiede sul fronte interno un contesto sociale pacificato, e a questo “lavorano” tutti gli apparati dello stato.
Il DDL 1660, introducendo nuovi reati e nuove aggravanti di pena, colpisce insieme le manifestazioni contro le guerre, a cominciare da quelle contro il genocidio di Gaza, e quelle contro la costruzione di nuovi insediamenti militari; i picchetti operai; le proteste contro le “grandi opere”, la catastrofe ecologica, la speculazione energetica; le forme di lotta di cui questi movimenti si dotano per aumentare la propria efficacia come i blocchi stradali e ferroviari; le occupazioni di case sfitte. E contiene norme durissime contro qualsiasi forma di protesta e di resistenza, anche passiva, nelle carceri e nei Centri di reclusione degli immigrati senza permesso di soggiorno, perfino contro le proteste di familiari e solidali a loro supporto.
Il DDL 1660 arriva a punire anche il “terrorismo della parola”, cioè la detenzione di scritti che inneggiano alla lotta – dal momento che, gratta gratta, dietro il ricorso alla categoria “terrorismo”, usato apposta per creare paura, non c’è altro che la lotta di classe e le lotte sociali ed ecologiste.
Il DDL 1660, mentre criminalizza ogni forma di dissenso, prevede la totale impunità per le forze dell’ordine, le quali saranno ulteriormente tutelate nei casi sempre più frequenti di “abuso in divisa” e potranno portare armi anche fuori servizio : massima restrizione della libertà di lottare per tutti/e da un lato, massimo ampliamento della potestà di reprimere, picchiare e punire per le “forze dell’ordine”, messe al riparo da ogni responsabilità per i loro comportamenti.
Questo disegno di legge è parte del più generale programma reazionario del governo Meloni (Dio, patria, famiglia) ed è funzionale all’economia di guerra, alla corsa al riarmo e verso una nuova guerra globale; è scritto sotto dettatura dei comandi militari italiani, europei, NATO, e in linea con il restringimento delle libertà politiche che prende corpo in tutti i paesi del vecchio continente: lo firmano insieme, non a caso, i tre ministri dell’interno, della “difesa” e della “giustizia” (Piantedosi, Crosetto, Nordio).
MANIFESTO "LIBERI/E DI LOTTARE - FERMIAMO IL DDL 1660" (pt.2)
Una legge liberticida, schiavista, da stato di polizia, che va assolutamente fermata!
Vogliamo unire le nostre forze per respingere questo disegno politico, e affermare che ci riterremo liberi/e di continuare a lottare.
Questo DDL va fermato: ma non saranno certo le opposizioni parlamentari a fermarlo, quelle che negli anni passati hanno varato i decreti Minniti e i decreti Salvini; quelle che sostengono fanaticamente la guerra tra NATO e Russia in Ucraina; quelle che non hanno alzato un dito contro il genocidio in Palestina perché da sempre schierate a favore dell’oppressione coloniale e razzista del sionismo contro le masse palestinesi.
Solo il rilancio delle lotte proletarie, sociali, ecologiste, e contro le guerre in corso, solo un grande movimento unitario contro questo DDL nei luoghi di lavoro, di studio e nelle piazze, potrà impedire l’approvazione della legge e, se questa verrà approvata, contrastarne l’applicazione e fare da argine alla repressione padronale e di stato: è in questa ottica che le nostre assemblee hanno avviato un dialogo tra movimenti ed esperienze che negli anni passati si sono quasi sempre reciprocamente ignorate pur cadendo tutte, in una forma o nell’altra, sotto i colpi di magistratura, polizia e carabinieri.
Per questo, dopo le due assemblee del 21 luglio e del 4 agosto, e l’assemblea indetta dal SI Cobas il 28 luglio, abbiamo messo all’ordine del giorno la costituzione di un coordinamento permanente tra i movimenti, i collettivi, gli organismi, le organizzazioni sindacali, politiche, le singole e i singoli attivisti che condividono l’obiettivo di una mobilitazione unitaria contro il DDL 1660 e il disegno militarista e guerrafondaio che esso esprime, con l’invito a costituire dei nodi locali di questa Rete per promuovere iniziative diffuse di lotta e di sensibilizzazione.
Questo coordinamento prende il nome di Rete Liberi/e di lottare – Fermiamo insieme il DDL 1660 proprio perché in gioco c’è la possibilità stessa di mobilitarsi contro le guerre in corso, contro lo sfruttamento del lavoro, il saccheggio della natura, la speculazione edilizia ed energetica, il razzismo di stato che discrimina le popolazioni immigrate, gli attacchi ai diritti acquisiti delle donne, la possibilità di resistere e lottare per i reclusi nei CPR e nelle carceri, dove ogni giorno si muore di violenza, di torture e di disperazione.
La Rete è aperta ad accogliere chi ne condivida gli obbiettivi, con tre sole (ma imprescindibili) discriminanti: essere per il totale rigetto del DDL, che non è riformabile né emendabile; essere in modo inequivoco contro le guerre in corso e l’economia di guerra, da cui il DDL nasce; impegnare le proprie forze per lo sviluppo di una mobilitazione unitaria, in autunno e oltre l’autunno, con il ricorso a tutti i mezzi di lotta necessari, inclusi quelli che il DDL vuole a tutti i costi interdire.
La vera sfida che ci attende è quella di raggiungere con la nostra propaganda e agitazione un’area della società molto più ampia di quella abitualmente coinvolta nelle proteste e nelle lotte, composta di lavoratori/lavoratrici, disoccupati/e, studenti/studentesse e persone comuni che forse intuiscono i pericoli da noi denunciati, ma ancora non si sono mossi.
24/09/2024
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